Don Burgio: giovani, sogni e comunità.
Si è svolta martedì 8 aprile presso la Cittadella dello Sport di Tortona la giornata conclusiva degli Stati Generali degli Studenti, promossa dalla Diocesi di Tortona con il coinvolgimento del Servizio di Pastorale Giovanile, della Pastorale Scolastica e del Movimento Studenti di Azione Cattolica di Tortona. L’evento ha visto la partecipazione di numerose scuole secondarie di secondo grado del territorio, tra cui le sedi Santachiara di Tortona e Voghera, protagoniste attive nei progetti.

Il Vescovo Marini: “La pace si costruisce nel cuore”
Il momento è stato introdotto dall’intervento del Vescovo Guido Marini, che ha condiviso con i giovani una profonda riflessione sul significato della pace. “La pace la si costruisce anzitutto a partire dalla vita di ciascuno di noi”, ha esordito, indicando che ogni gesto, parola, pensiero, sguardo e perfino il silenzio possono essere portatori di pace o, al contrario, generatori di conflitto.
Attraverso una serie di domande – “Quante volte il nostro cuore è in guerra?”, “Quante volte i nostri occhi dichiarano guerra?” – il Vescovo ha invitato ciascuno a una profonda introspezione, sottolineando come la radice della guerra esterna sia spesso da cercare in divisioni e inimicizie interiori. Solo diventando “artigiani della pace”, ha affermato, possiamo dare un contributo autentico alla costruzione di un mondo migliore.

“Gesù è la vera sorgente della pace”, ha ricordato, richiamando il saluto evangelico “La pace sia con voi” e incoraggiando i giovani a riconoscere in Cristo il “Principe della pace”. Un passaggio particolarmente sentito è stato quello in cui ha definito i giovani “la speranza già oggi, ma poi per il domani” e ha espresso infine il desiderio che ciascuno di loro possa diventare un operatore autentico di pace.
Le idee dei giovani prendono forma: dai sogni ai progetti per la comunità
A rendere la giornata degli Stati Generali ancora più concreta e ispirante è stata la presentazione dei progetti elaborati dagli studenti nei mesi precedenti all’incontro. Ogni scuola ha portato idee di riqualificazione urbana e sociale, immaginate e progettate dai ragazzi stessi per migliorare gli spazi a loro dedicati.

Gli interventi sono stati introdotti da Don Cristiano Orezzi, responsabile diocesano della pastorale giovanile, che ha voluto ribaltare i luoghi comuni sui giovani: “Dicono che se il mondo va male è colpa dei ragazzi. Noi oggi diciamo il contrario: il futuro c’è, ed è nei vostri occhi.” In apertura è stato ascoltato anche un messaggio di Papa Francesco, che ha incoraggiato i ragazzi a non chiudersi in se stessi, ma a mettere a frutto i propri talenti al servizio degli altri, sognando in grande: “Non sotterrate i vostri talenti. Abbiate un animo grande. Non abbiate paura di sognare cose grandi.”
I ragazzi hanno poi preso la parola, presentando i loro progetti. Dalla riqualificazione dell’ex canonica a Voghera, per trasformarla in uno spazio educativo multifunzionale, al TOC – Tortona Oasi Club, un centro di aggregazione giovanile ideato dagli studenti del Santachiara di Tortona per offrire ai coetanei un luogo dove incontrarsi, leggere, giocare e sentirsi a casa, fino alla creazione di un punto di ristoro scolastico gestito dagli studenti del Santachiara a Stradella.
Le autorità presenti hanno ricevuto i progetti, sottolineando la necessità di spazi per i giovani e l’importanza di dare seguito alle loro proposte.
Don Claudio Burgio: “Hai sbagliato, ma non sei sbagliato”
Il momento più intenso e toccante dell’incontro è stato senza dubbio l’intervento di Don Claudio Burgio, fondatore e presidente dell’Associazione Kayrós, che dal 2000 opera a fianco di minori e adolescenti in situazioni di fragilità. Cappellano dell’Istituto penale minorile “Cesare Beccaria” di Milano, Don Burgio ha condiviso con forza e umanità la sua esperienza accanto ai ragazzi delle comunità e del carcere, regalando ai ragazzi una testimonianza potente e profonda, capace di scuotere coscienze e aprire nuove prospettive.

Con intensità e delicatezza, don Burgio ha raccontato le storie di Saki, Daniel e Zaccaria (conosciuto come Baby Gang), tre ragazzi segnati da errori e contesti difficili, ma anche capaci di cambiamento, grazie all’ascolto, alla fiducia e all’arte.
Attraverso storie vere Don Burgio ha raccontato la forza dei sogni, anche nei contesti più difficili, mostrando come la musica, la fiducia e la comunità possano diventare strumenti di rinascita. Ogni ragazzo, anche quando ha sbagliato, non è il suo errore: ha un sogno, ha un’identità, ha una possibilità.
Saki, cresciuto nella povertà più estrema, ha trovato nella comunità e nella musica un modo per rinascere: “Bisogna dare tempo al tempo, perché il tempo poi ti fa cambiare”. Daniel, entrato in carcere convinto che quella fosse una medaglia da esibire, ha scoperto nel tempo la possibilità di studiare, di capire, di diventare educatore. Zaccaria, con la forza di chi crede nei propri sogni, ha rifiutato un “piano B”: “Se mi dici così vuol dire che non ti fidi di me, perché io farò il cantante”.

Dalla povertà estrema alla solitudine, dalla ricerca di identità al bisogno disperato di riscatto, Don Burgio ha spiegato come spesso il reato sia un grido d’aiuto, un tentativo maldestro di cercare la felicità. Ma ha anche mostrato come il cambiamento sia possibile: con tempo, fatica, relazioni vere.
“La cosa che voglio dirvi è che ogni ragazzo ha un sogno, ogni ragazzo ha dentro di sé la voglia di realizzarsi.
La musica diventa così un canale autentico di espressione: la canzone Kairos, nata in comunità, è il simbolo di una trasformazione profonda; i testi di Baby Gang parlano più di mille dialoghi, mostrando rabbia e amore, dolore e speranza.
“Hai sbagliato, ma non sei sbagliato.”
Questo il messaggio chiave di Don Burgio, che invita a guardare oltre l’etichetta, a riconoscere l’umanità anche dove è più scomodo farlo.

Cittadella dello Sport di Tortona
Con grande lucidità, Don Burgio ha anche lanciato un monito: non tutti i ragazzi problematici sono visibili. La storia tragica di Riccardo, apparentemente “normale”, ci ricorda che il disagio interiore può colpire chiunque, e che serve un ascolto autentico, non solo per chi ha già “fallito”, ma per tutti.
“Non so perché l’ho fatto… avevo dentro un grande malessere che non riuscivo a comunicare a nessuno.”
La comunità, secondo Don Burgio, è la vera alternativa all’isolamento e al vuoto. È lì che un ragazzo può rileggere la propria storia, confrontarsi, imparare a sognare davvero. Il messaggio finale è un invito alla speranza, alla responsabilità educativa e a non smettere mai di credere nei giovani.
Una Chiesa che ascolta, accompagna e cammina
Dalla giornata di oggi emerge un unico messaggio: il mondo è chiamato a mettersi in ascolto dei giovani, a farsi compagno di viaggio nei loro percorsi, anche quando questi sembrano tortuosi o incerti. Senza giudicare, ma accogliendo; non imponendo, ma proponendo; trasformando il dolore e la sofferenza in possibilità.
Questo incontro ha mostrato come il sogno di una comunità viva, giovane, coraggiosa, sia possibile. Serve tempo, dedizione, fiducia. Ma soprattutto, serve la convinzione che ogni ragazzo – davvero ogni ragazzo – può essere protagonista del proprio cambiamento e, con lui, del cambiamento del mondo.
Per ascoltare l’intervento di Mons. Marini:
Per ascoltare l’intervento di Don Claudio Burgio: